di Viola Ferrante

Il Tram della Memoria: una corsa silenziosa verso la coscienza collettiva 🚋📘
Nelle grandi città europee, i tram attraversano quartieri, incrociano vite, portano avanti e indietro la quotidianità di milioni di persone. Ma ce n’è uno, a Berlino, che non trasporta passeggeri. È un tram vuoto, fermo in una rimessa-museo, su cui sono incisi i nomi dei deportati ebrei partiti proprio da lì, senza ritorno. Una scelta urbana e museale che trasforma un semplice mezzo di trasporto in un veicolo di memoria.
La memoria storica, infatti, non è solo fatta di libri o cerimonie: è uno spazio abitato, è ciò che scegliamo di ricordare camminando per le strade, osservando monumenti o anche solo leggendo targhe scolorite su edifici dimenticati. E in questa presenza discreta ma potente, la memoria può cambiare la coscienza.
📖 Helga Schneider e i ricordi che fanno rumore
Nei suoi libri Helga Schneider scrive di “cose troppo dolorose per essere dette, ma troppo importanti per essere taciute.” Questa frase racchiude l’essenza del compito che la memoria ci affida: fare i conti con l’indicibile senza voltarsi dall’altra parte.
Ricordare non significa solo fissare nel tempo un dolore, ma trasformarlo in consapevolezza, affinché possa guidare le nostre scelte etiche, civiche, ambientali. Perché un popolo che dimentica non solo ripete, ma rinuncia a comprendere.
🌿 La sostenibilità della memoria
Proprio come accade nell’ambito ecologico, dove ogni gesto ha un impatto, anche nel campo della memoria esistono “impronte”. Parlare di sostenibilità della memoria significa creare forme di ricordo che siano vive, partecipate, accessibili, e che contribuiscano alla crescita collettiva.
Non servono grandi eventi. Anche un murales, un podcast, una passeggiata tematica nei quartieri storici, un racconto lasciato in una biblioteca pubblica possono fungere da semi culturali in grado di germogliare in nuove coscienze.
🚶♀️ Una proposta personale: camminare e ricordare
Durante un viaggio a Milano, ho scoperto per caso una “pietra d’inciampo” incastonata nel marciapiede: un piccolo blocco dorato che riportava il nome di una donna deportata ad Auschwitz. Era davanti alla porta della sua ex casa. Nessuno si fermava, nessuno la notava. Eppure, quella pietra era lì, a testimoniare la presenza di chi non c’era più.
Mi sono inginocchiata, l’ho letta, e ho sentito che in quel gesto, semplice e intimo, stavo portando avanti una piccola rivoluzione. Quella del ricordo consapevole.
✨ Conclusione: la memoria come pratica quotidiana
Riflettere sul passato ci aiuta a vivere meglio il presente e costruire un futuro più umano. Ecco perché dobbiamo cercare il “tram della memoria” anche dentro di noi: fermarci, ascoltare, tramandare.
La prossima volta che attraversi la tua città, chiediti: quali storie camminano accanto a me? E come posso farle vivere ancora, in parole, gesti, scelte?
Perché ricordare è un atto ecologico dell’anima. 💬🌍✨
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